Alla presenza degli studenti, della dirigente Silvia Fazzini, degli insegnanti del Liceo Scientifico “Benedetto Rosetti” e delle autorità civili e militari, si è svolta questa mattina, venerdì 9 maggio, nell’aula magna dell’istituto superiore di San Benedetto del Tronto la commemorazione del Giorno delle Vittime delle Stragi e del Terrorismo.
Nel saluto, il sindaco Giovanni Gaspari ha espresso la sua “emozione nel poter ascoltare dalle parole del senatore Giovanni Pellegrino, che nel suo ruolo di Presidente della Commissione Stragi ha conosciuto da vicino i fatti degli anni di piombo, il racconto di un periodo storico difficile che ha investito l’Italia e anche la città di San Benedetto. Anche la nostra città – ha concluso Gaspari - ha pagato un pesante tributo producendo drammi ancora vivi che solo dopo trenta anni iniziamo a rielaborare”.
La parola è poi passata all’avv. Pellegrino che ha sottolineato che momenti come questi servono per adempiere ad un dovere di memoria verso le vittime del terrorismo.
“Oggi ricordiamo le vittime di quella che il giornalista Sergio Zavoli ha chiamato “la notte della Repubblica”, un periodo di circa 25 anni dove abbiamo dovuto contare 491 morti e 1.181 feriti. Oggi – ha dichiarato Pellegrino - abbiamo il dovere di ricordare quei morti. Nel farlo dobbiamo uscire dal già detto e, parlando a voi giovani, diventa più facile analizzare in un modo nuovo le tensioni nate alla fine anni ‘60 che hanno dato luogo ad una successiva stagione terroristica. Poi ancora, quando sembrava fosse terminato il tempo delle Brigate Rosse, l’incubo è tornato con l’uccisione di D’Antona e poi di Biagi”.
Nel domandarsi perché negli anni ’70 un’intera generazione di giovani fece scelte estremiste sia a sinistra che a destra e ricordando le grandi stragi (dall’Italicus a piazza della Loggia, dalla stazione di Bologna a piazza Fontana fino alla strage di Ustica), Pellegrino ha affermato che, nella scelta di mettere in atto stragi indiscriminate, o meglio che colpivano soggetti non noti, era presente una precisa strategia della tensione finalizzata a creare insicurezza nel Paese.
“Una strategia – ha concluso Pellegrino – che derivava da una delle più lucide analisi compiute da Aldo Moro, ma che oggi può essere la diretta conseguenza di oltre 25 anni di stragi e attentati: la democrazia italiana è giovane e quindi fragile”.
E proprio ad Aldo Moro è andato un pensiero: “Moro era politicamente presbite –ha detto Pellegrino - vedeva lontano e aveva capito che, per tenere in equilibrio la democrazia in Italia, era necessario governare insieme ai comunisti. E in questo suo atteggiamento vanno ricercate le motivazioni del suo rapimento e omicidio”.
In conclusione Pellegrino, rivolgendosi agli studenti, li ha esortati a conoscere in modo approfondito la storia di quel periodo che ha visto versare il sangue di giovani, studenti, operai affinché non si ripetano mai più gli stessi drammi.