Oświęcim è un centro della Polonia meridionale, 60 km circa da Cracovia, meglio conosciuto come Auschwitz; lì il 27 gennaio 1945 l’esercito russo liberò il campo di concentramento, pieno di pochi superstiti e di tantissimi cadaveri, quasi tutti Ebrei, vittime di una delle pagine più brutte della storia dell’Umanità.
72 anni dopo, San Benedetto ha ricordato questo tragico evento con un incontro nella sala consiliare in occasione della “Giornata della memoria”, istituita con legge nazionale nel 2000 per ricordare e riflettere su questo singolo evento e su tutte le varie fasi che hanno portato alla persecuzione degli ebrei da parte dei tedeschi.
L’incontro, alla presenza del sindaco Pasqualino Piunti e dell’assessore alla Cultura Annalisa Ruggieri, ha visto gli interventi di Ernesto Travaglini, storico e docente dell’ISC di Acquaviva, e della sociologa Arianna Canali.
Dinanzi ad un folto uditorio, composto da autorità cittadini e da rappresentanze delle terze classi delle medie degli ISC cittadini accompagnati dai loro docenti, ha introdotto i lavori la consigliera Rosaria Falco, coordinatrice e moderatrice dell’iniziativa con la collaborazione della collega Mariadele Girolami. Nel suo saluto, il sindaco Piunti si è soffermato sull’importanza della memoria soprattutto per i più giovani, una memoria che deve essere tramandata di generazione in generazione. Il primo cittadino ha spiegato come “di essere contrario a tutti gli “ismi”, sia di chi brandisce l’arma della paura del diverso sia di chi pensa di poter ottenere vantaggi da un’apertura indiscriminata” e ha espresso la convinzione che da questi momenti si possa uscire tutti più ricchi di conoscenze e di spunti di riflessione.
Quella del prof. Travaglini è stata una vera e propria relazione su dieci anni di storia, dal 1935 al 1945. Il docente ha spiegato come Hitler abbia utilizzato il potere per sopprimere quella “razza” ebraica capace, a detta del dittatore tedesco, di far perdere la “Grande Guerra” alla Germania. Un razzismo mirato, che ha visto la morte di sei milioni di persone e che ha avuto in Auschwitz il suo baricentro e che in seguito si è esteso in tutti i territori occupati dalla Germania Nazista, alleati compresi.
La dr.ssa Canali si è invece soffermata sull’aspetto sociologico dell’olocausto spiegando come i nazisti abbiamo attuato veri e propri esperimenti sul comportamento di soggetti ai quali un'autorità ordinava di eseguire delle azioni in conflitto con i valori etici e morali dei soggetti stessi, condizione essenziale per progettare uno sterminio di così ampie dimensioni.