L'antico e il moderno, il rapporto con il mare e la multimedialità per raccontarlo. Domenica 6 febbraio a San Benedetto è stato inaugurato, nel complesso del Mercato ittico all'ingrosso, il Museo della Civiltà Marinara delle Marche, un risultato al quale hanno collaborato molti enti (in primis i cofinanziatori, Regione Marche e Fondazione Carisap) e i maggiori specialisti di varie parti del centro Italia. Uno sforzo collettivo, ripagato dalla foltissima partecipazione di pubblico, comprese molte scolaresche, alla cerimonia di taglio del nastro. Prende dunque una sua consistenza quel "Polo museale del Mare" che già comprende il Museo delle Anfore e l'Ittico "Capriotti", accolti nella stessa struttura portuale, e che si estende al Paese alto con la Pinacoteca del Mare ospitata a Palazzo Piacentini e che sta per essere completato con la sezione archeologica dell'Antiquarium (i lavori partiranno tra poche settimane).
«Pochi credevano a questo sogno che la città ha iniziato a cullare trent'anni fa», ha detto il sindaco Gaspari «Ma oggi quella visione si realizza, per il fatto che le istituzioni coinvolte hanno remato nella stessa direzione e grazie allo sforzo di molte persone, a partire dal sindaco Natale Cappella e dal suo assessore alla Cultura Gino Troli». Lo stesso Troli, oggi presidente del comitato scientifico del museo, è intervenuto evocando l'abilità dei sambenedettesi, che andavano in mare con un tipo di paranza unico ed originale, difficile da governare per marinai meno esperti, e spiegando le difficoltà che si incontrano nel conservare la memoria del mondo della pesca: «A differenza che in campagna», ha detto Troli, «nelle "case basse" dei pescatori non c'era spazio per conservare vecchie attrezzature». Ma un contributo in tal senso è venuto da molti cittadini e addirittura dai creativi del ROF di Pesaro, che hanno ricostruito una paranza posizionata all'ingresso del Museo.
Secondo l'allestimento curato dalle architette Maffei e Nonnis, il Museo della Civiltà Marinara è organizzato per "unità narrative": dal lavoro a terra di funai, retare, maestri d'ascia che costruivano le barche, alla vita in mare, al ritorno e commercializzazione del pescato: i luoghi, i mestieri, le attrezzature e molto altro. Soprattutto, come accennato, la realizzazione di questa esposizione permanente è stata possibile grazie alla donazione di reperti da parte di singoli cittadini, vecchi marinai e funai, associazioni. E per questo, inevitabilmente, la mostra crescerà ancora nel corso del tempo.
Molto spazio hanno i supporti multimediali, dai pannelli ai proiettori, che raccontano la civiltà marinara attraverso i racconti dei protagonisti e le spiegazioni degli esperti. Una struttura che fa il paio, come pure ha detto Troli, con quella analoga di Cesenatico, dove i sambenedettesi hanno esportato la loro conoscenza delle tecniche di pesca. Tutte cose sottolineate anche da Davide Gnola, direttore di quel museo, intervenuto alla cerimonia. Tra le varie bellissime sezioni, una dedicata alla letteratura, con poesie dell'anconetano Franco Scataglini, e una con i disegni dei bambini sambenedettesi che hanno partecipato al concorso "Tre parole per un museo" da cui è scaturito il motto "Un mare per vivere, un museo per rivivere".
Con il coordinamento dell'assessore alla Cultura Margherita Sorge, sono intervenuti alla cerimonia l'assessore regionale alla Pesca Sara Giannini, il vescovo Gervasio Gestori che ha impartito la benedizione alla struttura, il prof. Francesco De Melis, docente di Antropologia all'Università La Sapienza di Roma, il dr. Emidio Neroni in rappresentanza della Fondazione Carisap. Tra il pubblico, gli storici Cavezzi, Marinangeli e Merlini, membri del Comitato scientifico, i presidenti del Circolo dei Sambenedettesi Trevisani e dell'Archeoclub Pompei, i funzionari comunali che hanno lavorato per tre anni a questo progetto, molte di quelle persone che hanno voluto donare al Museo oggetti di vita di mare custoditi per decenni. Una collaborazione "popolare" che, come ha sottolineato l'assessore Sorge, fa di questa struttura "un museo della gente per la gente".