Con riferimento alle perplessità emerse da più parti circa i contenuti dell'ordinanza sindacale che pone limiti all'accensione e all'utilizzo di impianti di riscaldamento domestici e a quelli di lavorazione di attività commerciali, l'Amministrazione comunale sottolinea che i provvedimenti presi, compresi quelli riguardano camini, forni e stufe domestiche, sono conformi a quanto previsto dall'accordo di programma sottoscritto da Regione, Prefetture, Province, Autorità Portuale di Ancona e circa 50 Comuni marchigiani che ricadono nella cosiddetta "zona A", ovvero le realtà costiere e alcune valli con le principali aree urbanizzate in cui, sulla base dei dati rilevati in passato, è concreto il rischio di superamento dei limiti dell'inquinamento da polveri sottili e da ossidi di azoto.
Si tratta di un accordo di programma di fatto obbligatorio, visto che le misure individuate, peraltro frutto di una lunga e complessa concertazione con le associazioni delle categorie produttive, dei consumatori, degli enti locali, hanno l'obiettivo di adempiere a precisi e stringenti obblighi previsti dalla normativa nazionale ed europea. Non è un caso che l'accordo di programma specifichi che "in caso di inadempimento del presente Accordo da parte degli Enti Locali, la Giunta Regionale si riserva di attivare i poteri sostitutivi previsti della normativa vigente in materia, nonché le azioni di regresso nei confronti dei medesimi Enti per le infrazioni comunitarie conseguenti al suddetto inadempimento". E questo senza considerare i gravissimi danni alla salute che l'inquinamento da polveri sottili provoca con scientifica certezza.
Peraltro, si è cercato di attenuare, laddove possibile, gli effetti dei provvedimenti, ad esempio limitando le prescrizioni relative alle attività imprenditoriali agli esercizi che operano sul tratto di statale già interessato dalla precedente ordinanza in materia di limitazioni al traffico veicolare. Nel caso di San Benedetto, sono interessate alle misure solo 4 attività, tutte peraltro già informate.