L'Inno di Mameli eseguito dal Corpo bandistico "Città di San Benedetto" ha aperto questa mattina, dinanzi alle massime autorità civili e militari della città e del comprensorio, la cerimonia per la festa della Liberazione svoltasi in largo Onorati, nei pressi dei monumenti ai caduti.Quest'anno infatti l'Amministrazione comunale ha scelto di modificare il tradizionale programma, che in passato vedeva lo svolgimento di questa cerimonia all'interno della sala consiliare, con il preciso obiettivo di coinvolgere la cittadinanza nella riflessione comune su quanto sia stata fondamentale per tutti noi, per la nostra vita, la vicenda della Resistenza.
Un concetto su cui ha insistito il sindaco Giovanni Gaspari, ribadendo che il ricorrente revisionismo non può cancellare la memoria dei fatti storici, che cioè la Liberazione fu il frutto di una guerra aspra combattuta da persone che si schierarono su fronti contrapposti, quello della libertà e della democrazia e quello della tirannide sanguinaria che aveva devastato l'Italia. "E' importante ricordare questo nel momento in cui - ha detto - anche nel nostro territorio si registrano episodi che non possono essere definiti ragazzate, come gli attentati alle sedi sindacali o dei partiti o l'imbrattamento dei manifesti che annunciano le manifestazioni per celebrare il 25 aprile".
E' intervenuto poi Fausto Ciuffi, direttore della fondazione "Villa Emma" di Nonantola (Modena), nata nel 2004 per tenere viva la memoria e diffondere i valori tramandati dal grande cuore di quelle popolazioni emiliane che nascosero e poi aiutarono a mettersi in salvo 73 ragazzi e giovani ebrei provenienti da Germania, Austria e Jugoslavia. Ciuffi ha innanzitutto ricordato il contributo dato alla Resistenza dalle Marche e dai marchigiani che in tanti episodi aiutarono, soccorsero, protessero partigiani e persone in fuga dai campi di concentramento. "La resistenza fu non solo lotta armata - ha detto in proposito - ma anche solidarietà e senso civico di tante persone". Lo storico ha comunque aggiunto che la Resistenza fu azione "di una minoranza organizzata che scelse di rischiare la vita in una guerra altamente pericolosa e devastante perché combattuta spesso contro il vicino di casa, contro chi si conosceva, senza alcuna garanzia di successo". Ciuffi ha poi ricordato come la Resistenza conteneva in sé tutti i valori che devono ispirare una Nazione "perché chi difendeva se stesso e il proprio luogo voleva difendere la propria Nazione e la propria identità".
Gli interventi sono stati intervallati dalla lettura di poesie sul 25 aprile e di lettere di condannati a morte della Resistenza ad opera del regista, attore e autore Vincenzo Di Bonaventura.
Quindi si è svolta la tradizionale cerimonia di deposizione di corone ai monumenti ai caduti prima che il corteo si spostasse verso la sede dell'Associazione Marinai d'Italia, dove le autorità civili e militari hanno reso omaggio al monumento che ricorda i caduti della Marina Militare Italiana.