"Giorno del ricordo" all'insegna della ricerca storica e delle testimonianze

 
Giorno del ricordo - relatori
Giorno del ricordo - relatori

Una lezione di storia e la testimonianza di un esule da Pola hanno calamitato l'attenzione del pubblico presente all'auditorium comunale, questa mattina, nell'ambito dell'iniziativa ufficiale organizzata dal Comune di San Benedetto per il "Giorno del ricordo".

Oltre alle autorità civili e militari e ai rappresentanti delle associazioni combattentistiche e d'arma, il pubblico era composto da due classi del liceo classico "Leopardi" e due dell'istituto "San Giovanni Battista".

Tutti hanno seguito in silenzio e con grandissimo interesse la relazione del dott. Eric Gobetti (sezione di Milano dell'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia, autore del volume L'occupazione allegra. Gli italiani in Jugoslavia (1941-1943) edito da Carocci nel 2007) e la testimonianza del sig. Angelo Tomasello, 81 anni, che lasciò Pola quando ne aveva 18, da esule, sul piroscafo "Toscana", stipato di molti altri italiani, fino all'approdo ad Ancona.

La mattinata si era aperta intorno alle 10,30, con il saluto del sindaco Gaspari, che ha parlato dell'importanza delle commemorazioni «per la crescita del nostro Paese», e con l'intervento del sindaco di Cossignano Roberto De Angelis, in rappresentanza del territorio.

De Angelis ha accennato a sua volta all'importanza della storia condivisa, in vista della pacifica convivenza, e citato come esempio la relazione prodotta nel 2000 sulla "questione orientale" dalla commissione mista italo-slovena.

 
Un momento della cerimonia
Un momento della cerimonia

Gobetti ha inquadrato l'intera vicenda in un'ampia prospettiva storica, citando la presenza dell'Italia in Jugoslavia come forza occupante durante la seconda guerra mondiale e la successiva reazione degli slavi in termini di violenze e discriminazioni, fino all'"esodo".

Gobetti ha anche ricordato che tale sorte era capitata anche ai tedeschi dei paesi dell'est, 10 milioni dei quali, dopo la guerra, furono costretti all'"esodo" nella Repubblica federale di Germania, con 1 milione di morti.

Discriminazioni verso gli italiani acuite da ragioni politiche, come quando, dopo la rottura di Tito con Stalin, anche i comunisti italiani furono perseguitati, dal momento che la "linea" di Togliatti era rimasta filo-sovietica.

Tomasello, infine, che ha lasciato al Comune due video a disposizione delle scuole sulla tragedia delle foibe, ha parlato delle tragedie vissute in prima persona: della morte del cognato infermiere, vittima dei partigiani jugoslavi, e della miracolosa sopravvivenza del padre, di cui non fu eseguita la condanna a morte, perché il carcere in cui era rinchiuso venne bombardato proprio la notte prima, consentendo la sua fuga.

Tomasello ha parlato di 5600 morti nelle foibe, ma di 20 mila italiani scomparsi in quegli anni in Jugoslavia, e del 92% degli abitanti di Pola che raggiunsero l'Italia. Ma ha pure accennato alla grande amicizia che continua anche oggi con sloveni e croati già suoi compagni di scuola.

«È molto importante», ha concluso Tomasello, «che si sia cominciato a parlare di questi fatti, rompendo il silenzio dei vivi su quelle tombe».