Si è svolta questa mattina, mercoledì 17 aprile, in Auditorium comunale, la lezione tenuta da Costantino Di Sante, storico e direttore dell'Istituto di Storia Contemporanea di Pesaro, rivolta agli studenti degli istituti superiori cittadini che, dal 24 al 28 aprile, partiranno per il viaggio d'istruzione al campo di concentramento di Mauthausen e a Steyr, città gemella di San Benedetto.
Erano presenti i ragazzi dei tre istituti cittadini aderenti al progetto (Liceo scientifico, Liceo classico e Istituto Tecnico Commerciale) e gli insegnanti che saranno accompagnati dall'assessore alle politiche giovanili Marco Curzi che, prima della lezione, ha portato i saluti dell'Amministrazione comunale.
"Mi fa piacere potervi accompagnare in questo viaggio - spiega Curzi - sarà un momento importante in cui farete un'esperienza unica che vi aiuterà a comprendere meglio i fatti luttuosi che hanno segnato il '900 in Italia e in Europa".
Nel corso della mattinata Di Sante ha spiegato il sistema concentrazionario nazista europeo e tutte le sue specificità portando ad esempio proprio il campo di concentramento di Mauthausen con la rete di ben 49 siti secondari che fu luogo della deportazione sia di migliaia di ebrei, sia di politici e lavoratori di qualsiasi nazionalità che dovevano lavorare nelle cave di pietra per contribuire alla realizzazione della grande Linz, città strategica per il Terzo Reich ela Germania Nazistadi Hitler e per produrre materiale necessario all'industria bellica.
"Dal 1939, anno dell'apertura, al 5 maggio 1945, giorno dello smantellamento, si stima che Mauthausen abbia 'ospitato' circa 200 mila persone - ha spiegato Di Sante - la metà di queste sono state uccise e non erano solo ebrei, ma politici, apolidi, omosessuali, testimoni di Geova, rom, delinquenti comuni, disabili e malati. C'erano donne e bambini, intere famiglie che venivano seviziate e torturate e vivevano in condizioni disumane nei lager. Mauthausen - ha proseguito Di Sante - fu anche il campo simbolo della resistenza al nazifascismo. Infatti proprio i politici e gli operai che vivevano all'interno delle strutture e cercavano di restare in contatto tra loro per reagire alla violenza disumana del nazismo, furono coloro che, in nome del comune valore dell'antifascismo, nel dopo guerra ricostruirono l'Europa".
L'incontro è proseguito con la testimonianza di Aldo Pavia dell'Associazione Nazionale Ex Deportati - Aned di Roma, figlio e nipote di ebrei deportati nei campi di concentramento, che ha raccontato agli studenti come la "filosofia della repressione dell'avversario fu fatta propria dal fascismo che tra il '25 e il '26 adottò le leggi cosiddette 'fascistissime', norme che produssero dure conseguenze e limitarono totalmente la libertà degli ebrei italiani".
Da Pavia un invito ai ragazzi: "Durante la visita al campo di Mauthausen, campo di massima disciplina in cui gli ospiti dovevano essere rieducati attraverso il lavoro, scendete e risalite i 186 gradini della scala della morte e immaginate che lì migliaia di persone lavorarono trasportando per dieci ore al giorno massi di pietra di almeno 25 chili, con il rischio di scivolare o essere spinti dalle SS e morire o soccombere schiacciati dai massi o schiantati nella cava. Solo facendo questa forte esperienza - ha concluso Pavia - potrete capire la sofferenza che il nazifascismo procurò a migliaia di uomini colpevoli solo di non essere di razza ariana".