San Benedetto celebra uno dei suoi figli più amati: l'esposizione resterà aperta alla Palazzina Azzurra dal 25 luglio al 3 settembre, dalle ore 18 alle 24
A 21 anni dalla morte, San Benedetto celebra con una mostra uno dei suoi figli più amati in Italia e nel mondo: il disegnatore Andrea Pazienza, nato proprio in Riviera il 23 maggio 1956 da madre sambenedettese, la signora Giuliana Di Cretico. La mostra "Andrea Pazienza disegna Prévert" viene inaugurata sabato 25 luglio alle ore 18,30 e resterà aperta fino a giovedì 3 settembre, dalle ore 18 alle 24, con ingresso gratuito. Lunedì chiuso.
In occasione dell'esposizione viene presentato da Fandango Libri, con la prefazione di Fernanda Pivano, il catalogo della mostra, in libreria dal prossimo autunno. Di Andrea Pazienza vengono proposte 17 tavole mai esposte prima, che illustrano versi e testi di Jacques Prévert, poeta a sua volta tra i più apprezzati da lettori di tutte le generazioni. Disegni che Pazienza eseguì all'età di 16 anni, con la pulizia del tratto che caratterizza tutta la sua produzione, e che ha indotto Milo Manara a dichiarare «Pazienza è come Mozart, rispetto a lui sono come Salieri».
All'inaugurazione prenderanno parte anche Sandro Visca e Albano Paolinelli, mitici docenti di liceo di Andrea Pazienza, mentre Carlo Properzi Curti leggerà versi tratti dai tre componimenti di Prévert "tentativo di descrizione di un banchetto in maschera a Parigi, Francia", "Lo spazzino (balletto)" e la pièce teatrale "entrate e uscite".
È l'estate del 1972, Andrea Pazienza ha 16 anni appena compiuti, e ritorna sul suo Gargano per le vacanze estive. Quello appena trascorso è stato un anno di grazia. A Pescara, dove ha frequentato il terzo anno di liceo artistico, il suo vitalismo ed il precoce talento hanno avuto modo di manifestarsi in tutto il loro sbalorditivo potenziale. In quei mesi vissuti lontano da casa Andrea ha costruito un rapporto amicale e paritario con i suoi docenti, la loro stima gli è valsa l'ingresso negli ambienti niente affatto asfittici della "provincial art", e di lì a poco il coinvolgimento nell'esperimento del neonato Laboratorio d'Arte Comunale Convergenze, di cui diventerà uno dei protagonisti.
È nel luglio-agosto del '72, o nell'agosto-luglio come preciserà lo stesso Andrea in calce ad una tavola come a voler scardinare la piatta consequenzialità temporale, che Andrea munito di un pennarello e di un album da disegno in formato A3 decide di confrontarsi con uno dei mostri sacri del 900, Jacques Prévert. In 17 tavole si animano su quei fogli 3 componimenti della sua opera: "tentativo di descrizione di un banchetto in maschera a Parigi, Francia", "Lo spazzino (balletto)" e la pièce teatrale "entrate e uscite". Ed è così che un giovanissimo Pazienza e Jacques Prévert si incontrano: due artisti egualmente popolari e anarchici, sperimentali e vernacolari, violentemente antiborghesi e iper-romantici, audaci e fortemente comunicativi.
In questa opera assolutamente inedita che Paz dedica al suo insegnante Sandro Visca (il mitico Visca, poi ritratto in mille altre caricature, e nelle primissime storie di Andrea, fino agli omaggi in Pentothal e Zanardi), lo sperimentalismo grafico, la visionarietà e la capacità narrativa raggiungono una maturità sbalorditiva. Sono tavole dense e complicate, realizzate eppure con un tratto semplice, essenziale. Traendo linfa da Prévert, Andrea rappresenta l'orrore, la violenza, lo stupro, senza perdere mai di vista l'utopia e la bellezza attraverso un segno comico-grottesco, iperbolico. Molti i suoi modelli figurativi: i Jacovitti e Disney, le avanguardie, e anche quel Heins Edelmann di "Yellow submarine", di cui qui vediamo riprodotta la icona di Ringo Starr, in mezzo a Snoopy, barbudos guerriglieri, capitalisti in cilindro, l' Uomo Mascherato, uomini-pipa ... Paz ha saputo mettere in scena un immaginario insieme antico e attualissimo, fatto di personaggi pubblici, entità fiabesche, oggetti animati, mezzi busti, citazioni, frammenti, Magritte e Alice ...
Cos'hanno in comune Prévert e Pazienza? Il primo, dopo aver attraversato il secolo, si è spento proprio nel 1977, quando il talento dell'altro con Pentothal e sulla scia della contestazione raggiungeva la sua consacrazione. Paz morì tragicamente appena 11 anni dopo, simbolo di una generazione che, come scrisse Tondelli, "non ha mai realmente, creduto a niente, se non nella propria dannazione", anche se questa dannazione ha saputo raccontarla con leggerezza, fantasia e senso del comico. In ogni tavola di Pazienza e in ogni verso di Prévert percepiamo sempre questo amore "cosi violento, cosi fragile, cosi tenero cosi disperato" per tutto ciò che il Potere e le Maschere sociali negano.
A San Benedetto vengono esposti il quaderno originale di Andrea e gli ingrandimenti delle tavole. Sfileranno maschere di maschere che nascondono il vuoto (memorabile la maschera da "fiala puzzolente"), donne funeree e ghignanti, uomini tristissimi e ottusi, un intero universo, rutilante e ripugnante, pieno di caos e candore. Generazioni diverse potranno "godere" la poesia di due autori che si rivolgono a tutti, e in modo diretto.
L'esposizione, organizzata da Michele Pazienza e curata da Barbara Di Cretico, è stata realizzata grazie al contributo del Comune di San Benedetto del Tronto, assessorato alle Politiche culturali e ha ricevuto il patrocinio della Provincia di Ascoli Piceno e della Regione Marche. Info: 0735.794588 - 794464.
Fumetto di Andrea Pazienza
Fumetto di Andrea Pazienza
Andrea Pazienza