«Gli avvallamenti che si registrano in questi giorni al Paese alto sono dovuti ad infiltrazioni d'acqua, e l'intervento del Comune per porvi rimedio sarà strutturale. I lavori partiranno tra alcuni mesi, quando sarà completato un iter già avviato, su un problema per il quale ci sono novità sostanziali rispetto all'incuria di sempre». È la risposta dell'assessore ai Lavori pubblici Leo Sestri alle polemiche sollevate dall'associazione Cittadinanzattiva sulla sicurezza del Paese alto.
«Grazie all'impegno del collega all'Ambiente Canducci», prosegue Sestri, «per la prima volta in assoluto il Comune di San Benedetto ha ottenuto fondi per mettere in sicurezza il Paese alto. Si tratta di 764 mila euro erogati dal ministero dell'Ambiente, che spenderemo presto, insieme ai 100 mila stanziati dal Comune stesso. In questo momento, infatti, l'iter sta procedendo regolarmente.
Resta quindi valido il termine di 180 giorni a partire dallo scorso periodo natalizio, ovvero sei mesi, entro cui l'équipe incaricata, coordinata dall'arch. Giuseppe Guerrieri, e composta anche da un ingegnere, due geologi e un topografo, produrrà il progetto per gli interventi più urgenti. Ma "più urgenti" non vuol dire che il Paese alto starebbe per crollare. Dopo giugno partirà l'iter per appaltare i lavori, e anche in questo caso si tratta solo di tempi tecnici, non di volontà politica».
«In queste settimane», prosegue Sestri, «l'équipe Guerrieri sta terminando una volta per tutte le rilevazioni sul Paese alto. In questo modo sarà finalmente completa e dettagliata la nostra conoscenza della situazione. Queste ricerche, in particolare, comprendono una "tomografia", ovvero una rilevazione condotta con un'apparecchiatura sofisticata, impossibile da utilizzare quando piove.
Questo ha determinato un piccolo ritardo. I dati fin qui in nostro possesso sono già preziosi, ed hanno determinato la concessione di quel primo finanziamento. Ed hanno anche evidenziato che il Paese alto si trova in una situazione su cui intervenire, ma non catastrofica.
Parte della zona è stata infatti classificata dall'Autorità di Bacino della Regione Marche, all'interno del Piano di Assetto Idrogeologico, come zona a rischio P2-R3, ovvero "pericolosità media" (P2) e "rischio elevato": R3 e non R4 come chiesto dal Comune. Il primo è un rischio non immediato, mentre R4 è un "rischio molto elevato", non concesso dalla Regione, a seguito di un sopralluogo».
«Anche l'area inserita tra le zone a rischio idrogeologico», precisa Sestri, «è risultata essere di minore estensione rispetto a quella chiesta dal Comune, proprio per la incompletezza dei dati raccolti nelle relazioni geologiche in nostro possesso, che si limitavano ad una serie di sondaggi puntuali nel vecchio incasato, trascurando le emergenze geologiche rilevate in altri punti, oggetto degli attuali studi.
Il ministero dell'Ambiente, da parte sua, ha erogato 30 milioni di euro alla Regione Marche nel 2007, e soltanto 10 milioni nel 2008, per interventi in cui rientra anche il nostro». «Il tratto che sarà interessato dai lavori», conclude Sestri, «è proprio quello che comprende via del Consolato, via Rossini e piazza Sacconi.
I lavori si protrarranno tra il 2009 e il 2010.
Resto comunque in attesa di confrontarmi direttamente con gli esponenti di Cittadinanzattiva, i quali farebbero bene a tenere conto dei profondi cambiamenti intervenuti rispetto all'epoca degli appelli lanciati nel vuoto, e a cercare dunque confronto e collaborazione con i tecnici e con chi si occupa esplicitamente di tale problema, anziché creare allarmismi nella popolazione».