Testimonianze indimenticabili sulla condizione palestinese, interventi vibranti da parte degli invitati, da Moh'd Yassine, responsabile culturale dell'Ambasciata a Roma, a Yosuf Hamdouna, rappresentante di un'associazione non governativa che in Palestina opera proprio a favore dei bambini, e naturalmente le straordinarie panoramiche offerte dall'attore Moni Ovadia e dal poeta e scrittore Ennio Cavalli.
Tutto questo ha caratterizzato il pomeriggio di sabato 30 maggio alla Palazzina Azzurra di San Benedetto per il 1° "Festival della Pace - Peace Now" organizzato dall'Amministrazione comunale, e che resterà davvero impresso nella memoria di tutti coloro che hanno assistito alla consegna della cittadinanza onoraria ai bambini palestinesi, assegnata con la seguente motivazione: "Ai bambini palestinesi, i quali non sanno di essere un "simbolo" e vorrebbero solo poter giocare, crescere, studiare, costruire sogni e la loro vita, senza conoscere guerre. I bambini non calcolano torti e ragioni: a loro, abitanti di Palestina, come uomini di pace di domani ". «Il nostro "Festival della Pace" intende essere un invito ad impegnarsi ancora, anche in un tempo in cui proprio il disimpegno è la parola d'ordine», ha affermato il sindaco Gaspari, «La pace è una condizione estremamente concreta, alla base di tutto il nostro agire, e un diritto universale la cui assenza è negazione della vita stessa».
Parole che hanno aperto il pomeriggio, trovando poi una fortissima eco in quelle conclusive, pronunciate da Hamdouna, giovane palestinese che vive a Rimini da due anni essendogli impedito di tornare nella striscia di Gaza, una zona da cui è ormai quasi impossibile uscire o entrare. Hamdouna ha portato una testimonianza toccante su ciò che accade davvero ogni giorno in Palestina, e che egli è costretto a raccogliere al telefono, parlando con la madre o i familiari, i quali vivono sotto continui bombardamenti, ed assistono a scene atroci. Una testimonianza davvero vibrante che ha dato comunque un forte spazio alla speranza (Hamdouna vive a Rimini con la moglie palestinese e una bambina di pochi mesi) e poi all'appello: l'Occidente intervenga, e lo faccia in particolare l'Europa.
Le principali tappe storiche della questione palestinese sono state evocate con riferimenti puntuali, sia dal diplomatico Yassine, sia da Moni Ovadia. Da loro è partita una proposta tanto inattesa quanto autorevole e comunque motivata durante i loro discorsi: promuovere una raccolta di firme per proporre Massimo D'Alema quale commissario europeo per la questione mediorientale al posto di Tony Blair, per la lucidità che Yassine e Ovadia gli riconoscono su quella vicenda. Entrambi gli intervenuti hanno infatti sottolineato la necessità di un intervento da parte dell'Europa in questa intricata situazione. L'idea della raccolta di firme è stata accettata con entusiasmo dal sindaco Gaspari.
Di grande spessore letterario l'intervento del giornalista del gr1 Rai Ennio Cavalli, e addirittura trascinante quello di Moni Ovadia, con ampi riferimenti ai tre monoteismi (l'umanità "cainide" - da Caino - cui la narrazione affida il compito di dare il via alla vicenda umana, proprio con i suoi errori e la fatica di accettare l'altro), al dibattito culturale passato e presente relativo alla questione israelo-palestinese, alle vicende internazionali, come il colonialismo europeo e le risoluzioni ONU sul medioriente, che fanno da contesto all'intera questione. Con grande profondità, Ovadia ha individuato nello sviluppo di una "cultura dell'altro" la base per risolvere le sofferenze dei due popoli.
Il pomeriggio alla Palazzina Azzurra ha offerto emozioni forti per via delle testimonianze, ma anche informazioni circostanziate sulla situazione del medioriente, prospettive, proposte: un viaggio nella sofferenza ma con un forte messaggio di speranza. Non l'equazione della pace, non uno slancio velleitario, ma parole di grandissima umanità, che troveranno un seguito a breve, come la raccolta di firme, e certamente resteranno per sempre nella memoria del numeroso pubblico (dopo la conferma della sua partecipazione fornita ancora venerdì 29 maggio, nella stessa mattinata di sabato 30 il filosofo Gianni Vattimo ha avvisato che non avrebbe potuto prendere parte al dibattito, per motivi personali).
La giornata si è conclusa con lo spettacolo serale di Moni Ovadia e dei suoi straordinari musicisti, dal titolo " Senza confini: ebrei e zingari": via Montebello si è così animata di musica klezmer, ritmi trascinanti, storie yiddish, autentici quadri di parole sui diritti delle minoranze, la straordinaria affabulazione di questo artista che ha dato molto al primo "Festival della Pace" di San Benedetto.