Comune di San Benedetto del Tronto, Assessorato alla Cultura
AMAT
con il contributo di
MiBACT e Regione Marche
in collaborazione con
BIM Tronto
ELSINOR Centro di produzione teatrale
di Molière
traduzione Cesare Garboli
disegno luci Cesare Agoni
scene Andrea Anselmini
costumi Roberta Vacchetta
musiche Giancarlo Facchinetti
con Roberto Trifirò, Nicola Stravalaci, Flaminia Cuzzoli, Giuditta Mingucci, Stefano Braschi, Antonio Peligra, Stefania Medri, Monica Conti, Davide Lorino
aiuto regia Carlotta Viscovo e Iacopo Angelini
regia e adattamento Monica Conti
Alceste aspetta l’amata Celimène discutendo con l’amico Filinte dell’impossibilità per lui di vivere in una società ipocrita e corrotta. Sopraggiunto il potente Oronte, altro spasimante della giovane, litiga con lui per aver criticato negativamente un suo sonetto. Alceste riaccompagna Celimène a casa per chiederle del suo amore ma, quando irrompono i marchesi ammiratori della giovane, inizia il “teatrino della maldicenza mondana” e litiga anche con loro. Alceste torna nuovamente a casa della donna per chiederle ossessivamente chiarimenti, ma Celimène sfugge e lo lascia in compagnia della falsa devota Arsinoè che gli mostrerà una lettera d’amore indirizzata da Celimène a Oronte. Follemente geloso, Alceste confessa i suoi sogni crudeli sulla giovane. Nel finale tutti si ritroveranno ad ascoltare la lettura pubblica delle due lettere in cui Celimène li umilia rivelando cosa pensa realmente di loro.
Ne «Il misantropo», più che la trama, contano le relazioni umane. Alceste è un essere intelligente ma che nutre un odio feroce per gli uomini che gli fa ingigantire la percezione dei loro difetti. Ho sempre pensato al «Misantropo» come a una “ballata dell’essere umano” posto di fronte all’enigma dell’esistenza e della percezione di una realtà che è sempre sfuggente, multiforme e soggettiva (Monica Conti)