Cineforum "Buster Keaton"
AMOUR
di Michael Haneke
(Francia/Germania, 2012)
Interpreti: Jean-Louis Trintignant, Emmanuelle Riva, Isabelle Huppert; durata: 126'
Georges (Jean-Louis Trintignant) e Anne (Emmanuelle Riva) sono ormai ottantenni e, dopo una vita passata a insegnare musica, si sono ritirati in pensione, soddisfatti anche della carriera della figlia Eva (Isabelle Huppert), musicista che vive all'estero con la sua famiglia. Ma l'amore che lega i due anziani coniugi sarà messo a dura prova nel momento in cui Georges dovrà rapportarsi con l'umiliazione e la degradazione fisica per via di un ictus semiparalizzante che colpirà all'improvviso la moglie Anne, costringendolo a ridefinire gli equilibri familiari, sia con la moglie sia con la figlia.
Comincia da un'effrazione, Amour. Da una proprietà privata violata e dalla morte, dalla fine della storia che sta per raccontare, da quel che rimane: una casa vuota, il corpo privo di vita di Anna, l'assenza di Georges. E poi, prima, l'auscultazione minuziosa del rapporto di questa coppia, il battere scomposto del tempo che fugge. Loro, i protagonisti, sono ottuagenari insegnanti di musica. Lei è degradata da una serie di ischemie. Lui la cura. Amour è questo, soprattutto: una scarna dimensione teatrale, un palcoscenico/appartamento, due interpreti giganteschi (Jean-Louis Trintignant ed Emmanuelle Riva) e un cinema altissimo, laico e morale.
Che è, per pudore, reticente sulle cause, colmo d'ellissi, ma attento agli effetti, agli affetti: quel che non dice lo rivela la presenza dei due attori, l'esatto disegno, nei silenzi e sui volti, di sentimenti sfuggenti e paradossali. Ci sono le eroiche goffaggini della vita al tempo della morte, qui, la disperazione calma, lo sgomento educato, la necessaria vacuità delle parole, il bisogno futile di un passato da raccontare e quello profondo di una prossimità fisica. Amour mette in scena l'aggiustarsi grottesco e struggente dell'equilibrio tra un uomo e una donna, nella tenera e crudele agonia della fine dei giorni. E il cinema di Haneke si spoglia: del sadismo giocoso, dei funny games, della sfacciata provocazione teorica. Continuando ad anagrammare i materialistici temi di sempre, il concentrarsi della violenza nel luogo deputato alla massima sicurezza (casa, dolce casa), la necessità per l'Occidente di non guardare al proprio male (si pensi agli emblematici Niente da nascondere e Il nastro bianco), la mostruosità del rapporto genitori/figli. Il focolare domestico, ambiente al solito borghese, protagonista assoluto, si chiude in se stesso, asfissia sino all'allucinazione. Le porte sono serrate: dall'esterno irrompe solo incomprensione, l'anaffettività di chi vive l'essere figlio, allievo, taumaturgo, come uno sterile mestiere. L'incapa-cità di capire quel che Haneke ci de-scrive con rigore: il dono totale ed e-goistico, la compassione efferata, il discorso sentimentale e funereo di due individui che si legano l'uno all'altro, quel vile, commuovente vizio chiamato amour..
Ingresso riservato ai soci con Tessera F.I.C. 2012/2013 € 7,00 (over 65 gratuita) Ridotta studenti (€ 3,50)
Ingresso proiezione € 4,50.
La proiezione pomeridiana è ad ingresso gratuito per coloro che hanno superato i sessantacinque anni. L'iniziativa Giovani della terza età al Cineforum è nata dalla collaborazione del Cineforum con l'assessorato alle Politiche Sociali e l'assessorato alle Politiche Culturali del Comune di San Benedetto del Tronto.