Un particolare della mostra
La Mostra Ballarin... e non solo è l'occasione per mostrare alla città il lavoro degli studenti della Scuola di Architettura e Design.
Il Corso del prof. Umberto Cao, coadiuvato dagli architetti, Valentina Brandozzi, Giuseppe Foti, Ludovico Romagni, Maurizio Tempera e Silvia Vespasiani, è stato tenuto al primo anno della Laurea Magistrale di Architettura (IV anno del quinquennio complessivo) con la titolazione di "Laboratorio di Progettazione Architettonica e Urbana".
Il corso ha voluto studiare la città di San Benedetto prendendo in esame alcuni temi di grande attualità: l'area dismessa del vecchio stadio Ballarin e l'accesso da ovest alla Sentina, futura oasi naturale.
L'area dell'ex stadio Ballarin
Il vecchio stadio comunale Ballarin, da anni in abbandono, insieme alle aree limitrofe costituisce ancor oggi uno dei più gravi problemi della città di San Benedetto.
Le ipotesi di trasformazione urbana proposte sono basate sulla consapevolezza delle potenzialità di relazione che un'area centrale della città può instaurare sia con alle attività portuali sia rispetto alle dinamiche del turismo balneare.
Le sperimentazioni progettuali rifiutano la logica della "stagionalità" che rende le aree centrali fronte mare di San Benedetto vive d'estate ma emarginate nelle stagioni fredde e individuano interventi che, insieme all'ampliamento e adeguamento delle darsene portuali, ridanno "dignità" e qualità urbana alle aree più interne attraverso la realizzazione di una "cittàdella dei giovani", con attrezzature per lo studio, la cultura, lo spettacolo, il tempo libero" dedicate ai giovani oggi attratti esclusivamente dalle vacanze e dalle feste dell'estate
La Sentina
La Sentina , comunemente definita "riserva naturale" o "paradiso naturale", nella realtà è una "enclave" oggi a metà agricola a metà degradata, uno spazio chiuso privo di qualsivoglia dialogo con le aree urbane ai suoi margini. Se il potenziale naturale di questa area è indubbio, così come la presenza di lacerti di "biotopo retrodunale" quasi unici nella realtà della costa adriatica, questa condizione di "chiusura" è stata una delle cause dello stato di abbandono che attualmente la caratterizza.
Abbiamo cercato di proporre interventi di trasformazione urbana studiando l'accesso principale, dall'entroterra, alla futura oasi: il recupero della grande area protetta dovrà passare attraverso la ridefinizione dei suoi margini.