Locandina film
Uci Cinema (Palariviera)
Recensione di Marianna Cappi
Tonya Harding non ha avuto un'infanzia facile e le cose non le sono andate meglio crescendo. Eppure, sebbene sofferente d'asma e forte fumatrice, da sempre e per sempre poco amata dai giudici di gara, che non la ritenevano all'altezza di un modello da proporre, la Harding è stata una grande pattinatrice, la seconda donna ad eseguire un triplo axel in una competizione ufficiale e tuttora una delle pochissime ad averne avuto il coraggio, tanto che il film di Gillespie, che racconta la sua ascesa e la sua caduta, ripercorrendo la sua biografia dai 4 ai 44 anni, ha dovuto supplire con effetti speciali, non trovando nessuna controfigura disposta o capace di farlo.
E Tonya è anche un film sulla contro-figura, quella che ogni attore che si cimenta con un personaggio realmente esistito o esistente, è chiamato a impersonare.
Il cartello che apre il film avverte che è stato "tratto da interviste assolutamente vere, totalmente contraddittorie e prive di qualsiasi ironia con Tonya Harding e Jeff Gillooly", ma quel che segue è un film in cui ironia e verità, in dosi massicce, vanno a braccetto per tutto il tempo. Perché Tonya, la madre LaVona (interpretata da una straordinaria Allison Janney), il marito Jeff e il suo sodale Shawn sono personaggi da commedia, cinema allo stato precotto, pronti da riscaldare, senza tradirne la voce né l'apparenza.
I due uomini, in particolare, sembrano usciti da un saggio sulla stupidità umana: persone che causano danni ad altre persone senza realizzare alcun vantaggio e anzi subendo perdite gravissime, di cui Gillespie restituisce sullo schermo l'assurdità e la pericolosità, forte del buon copione di Steven Rogers ma soprattutto di un materiale di partenza, ampiamente presente nell'archivio audivisivo contemporaneo di YouTube, che balla da solo tra farsa e dramma.
Fonte: Mymovies.it