29 gennaio 2020
1945
Ferenc Török
Regia: Ferenc Török
Nazione: Ungheria
Genere: Drammatico
Durata: 91'
Cast: Péter Rudolf, Nagy-Kálózy, Bence Tasnádi, Szabó Kimmel, Dóra Sztarenki, Ági Szirtes, József Szarvas, Iván Angelusz, Sámuel Marcell Nagy, István Znamenák, Sándor Terhes, Miklós B. Székely, György Somhegyi, Tünde Szalontay, Béla Gados
INGRESSO LIBERO
Agosto 1945, la guerra è finita da poco e gli abitanti di un piccolo villaggio della campagna ungherese si preparano ai festeggiamenti per il matrimonio del figlio del notaio del paese. Questa felicità crolla rapidamente quando si sparge la notizia che dalla stazione ferroviaria stanno arrivando due visitatori inaspettati: si tratta di due ebrei ortodossi, appena tornati dai campi di concentramento, con al seguito un misterioso carico di casse di legno. Nella comunità si diffondono immediatamente l’inquietudine e la paura che fatti orribili avvenuti durante la guerra, ormai sepolti o rimossi, possano tornare alla luce. Molti dei paesani saranno costretti a fare i conti con la propria coscienza per i crimini di cui si sono macchiati ai danni degli ebrei che un tempo vivevano con loro.
Il cinema ungherese con i suoi autori è una delle realtà più nuove e stimolanti del panorama europeo, e Ferenc ToroK ne rappresenta senza dubbio uno degli esponenti più talentuosi, sebbene poco conosciuto in Italia. Ispirato a un racconto di Gàbor T. Szàntò e presentato alla 67° edizione della Berlinale, “1945” tratta il tema della Shoah senza mai citarne esplicitamente il dramma, raccontandone la tragicità attraverso le piccole storie di una comunità rurale in un’Ungheria che sta affrontando il difficile periodo di transizione politica e culturale dopo il conflitto mondiale. Con uno sguardo intenso e potente ed una messa in scena elegante ed originale, il film sprigiona sin dall’inizio una sottile carica emotiva, che cresce con l’andamento della sceneggiatura per poi culminare nel finale. Un lungometraggio profondo, elegante e ben girato che scuote l’anima e richiama la nostra coscienza collettiva. Oggi, come sempre, continua a essere necessario parlare al pubblico dell’Olocausto e di quella pagina nera della storia del Vecchio Continente che vide i totalitarismi cancellare ogni traccia di democrazia, coesione sociale e umanità. Ben venga, dunque, la scelta di Török e Szántó di rievocare quanto avvenne adottando un approccio originale, attraverso il racconto del ruolo dei civili nello sterminio dei loro connazionali.
5 febbraio 2020
LA BELLE EPOQUE
Nicolas Bedos
Regia: Nicolas Bedos
Nazione: Francia
Genere: Commedia
Durata: 110'
Cast: Daniel Auteuil, Guillaume Canet, Doria Tillier, Fanny Ardant, Pierre Arditi, Denis Podalydès, Michaël Cohen
La vicenda ruota intorno a Victor e Marianne, una coppia di coniugi sposati da quarant’anni che attraversa una profonda crisi coniugale che li vede 'inversi': lui, disegnatore di fumetti nostalgico del passato, rifiuta di modernizzare i propri metodi di lavoro e disprezza la tecnologia; lei, psicanalista di successo, cavalca in pieno i nuovi strumenti digitali e utilizza tutti gli ausili che la tecnologia offre, dalla domotica alla realtà virtuale. Vecchio e disilluso, Victor accetta l'invito della Time Traveller, una curiosa agenzia che mette in scena il passato. A dirigerla con scrupolo maniacale è Antoine, che regala ai suoi clienti la possibilità di vivere nell'epoca prediletta grazie a sontuose scenografie e a un gruppo di attori rodati. Victor sceglie allora di rivivere il momento più romantico della sua vita, quello in cui, una sera di maggio del 1974, in un café di Lione ("La belle époque") ha conosciuto la donna della sua vita.
Il film è stato presentato, in anteprima fuori concorso, all’ultimo Festival di Cannes ed in Italia alla Festa del Cinema di Roma, dove ha ottenuto notevole successo. Nicolas Bedos con “La Belle Epoque” ci ha fatto dono di una meravigliosa commedia divertente e allo stesso tempo melanconica, pervasa da un romanticismo puro e toccante che, grazie ad una frizzante sceneggiatura e agli interpreti in stato di grazia, dà vita ad un’opera arguta, spiritosa, profonda, attuale e nostalgica allo stesso tempo. Il film godibilissimo è un meraviglioso gioco delle parti, una messa in scena gioiosa da cui sgorgano spontaneamente energia, passione per la vita e amore, in un tourbillion di sentimenti contraddittori che spaziano tra realtà, finzione e illusione. Nel dipanarsi della storia passato e presente si fondono, ma quando ci si affida alla ricostruzione del passato, lo si fa ricordandosi sempre che si tratta di una scenografia, non di una pretesa realtà. In questo Bedos è abile a non trascendere mai, mantenendo il racconto divertente e spiazzante, malinconico eppure sempre vivace e, soprattutto ottimista. La sua nostalgia non è sterile passatismo, ma un sentimento che rivendica il ricordo per non rovinare quello che si ha, per riprendersi l'amore e la propria vita, una nostalgia, insomma, che ci guida verso il futuro. Si ride, si piange e ci si innamora dei protagonisti, del loro vissuto, ma soprattutto di quel mondo magico che solo il cinema è in grado di creare.
12 febbraio 2020
THE FAREWELL
Una Bugia Buona
Lulu Wang
Regia: Lulu Wang
Nazione: U.S.A., Cina
Genere: Commedia
Durata: 98'
Cast: Zhao Shuzhen, Awkwafina, X Mayo, Lu Hong, Lin Hong, Tzi Ma, Diana Lin, Yang Xuejian, Becca Khahil, Gil Perez, Jiang Jongbo
Billi è una giovane newyorkese di trent’anni, di origine cinese e con aspirazioni artistiche. Un giorno scopre dalla sua larga famiglia cinese che all'anziana nonna paterna Nai Nai, rimasta in Cina a Changchun, è stato diagnosticato un tumore incurabile in fase molto avanzata: tornata in Cina a farle visita, acconsente al volere dei parenti di tenere nascosta la verità alla nonna, attraverso l’espediente di un matrimonio “improvvisato”, per farle vivere amorevolmente i pochi mesi che le rimangono. Tuttavia, più trascorre del tempo con Nai Nai, più Billi si ritrova a dubitare di quanto quel che stiano facendo sia giusto.
Il film ha visto il suo esordio al Sundance Film Festival 2019 ed è stato presentato in Italia all’ultima Festa del Cinema di Roma dove è stato accolto con grande entusiasmo. È un’opera particolarmente personale «The Farewell», secondo film di Lulu Wang, regista nata a Pechino trasferitasi a sei anni negli USA, che, nel mettere in scena questa storia si è ispirata profondamente alla sua vita. Si tratta così di un lavoro particolarmente sentito, che alterna dramma e commedia, riuscendo a trattare un argomento delicato e commovente con notevole sensibilità e con una certa dose di ironia che consente di evitare ogni patetismo. Il film indaga la difficoltà di chi, emigrando in un altro paese, vive in bilico tra due mondi, tra due modi di intendere la vita, tra due culture e tra due lingue (con l'onta, per Billi, di parlare male la lingua madre). L'identità della protagonista è scissa: da una parte il senso di appartenenza nei confronti dei consanguinei, che, per converso, conosce poco, dall'altra la propria consapevolezza di giovane donna indipendente: lei, ormai culturalmente americana, crede che la vita appartenga soltanto all'individuo, mentre per i cinesi la vita individuale è parte di un sistema più complesso, in cui rientra la famiglia, la comunità, la società. Un film estremamente interessante ed attuale che ha riscosso notevoli apprezzamenti ed un successo oltre le aspettative.
19 febbraio 2020
SORRY WE MISSED YOU
Ken Loach
Regia: Ken Loach
Nazione: Regno Unito, Francia, Belgio
Genere: Drammatico
Durata: 100'
Cast: Kris Hitchen, Debbie Honeywood, Rhys Stone, Katie Proctor, Linda E Greenwood, Harriet Ghost
Il film racconta la storia di Ricky e Abby Turner, una coppia sposata di Newcastle che, dopo il crollo finanziario del 2008, cerca di tirare avanti lottando contro la precarietà e cercando di non far mancare nulla ai propri bambini. Nonostante lavorino sempre più a lungo e più duramente – lei infermiera a domicilio, lui fattorino mal pagato - si rendono conto di una dura realtà: se continueranno ad agire così, non diventeranno mai indipendenti e non avranno mai una casa di loro proprietà. Inoltre la disastrosa condizione lavorativa e la frenesia dei rispettivi lavori sta finendo per allontanarli l’uno dall’altra. Un'allettante opportunità però irrompe improvvisamente nella loro vita. Non tutto però è come sembra e purtroppo sorgeranno nuovi problemi che metteranno gravemente a rischio l'unità, finora così solida, della famiglia.
Ventiseiesimo lungometraggio dell'83enne regista inglese Ken Loach, Sorry We Missed You, presentato al Festival di Cannes 2019, prende il titolo dalla frase standard stampigliata sugli avvisi lasciati dai corrieri che non hanno trovato in casa i destinatari dei pacchi in consegna. Attorno a uno dei questi avvisi di consegna Loach e il suo storico sceneggiatore Paul Laverty hanno costruito uno degli snodi chiave dell'andamento drammatico del film, ispirato ad una storia vera. Loach racconta le fatiche di una nuova schiera di lavoratori: sono i corrieri, schiavizzati e costretti a tour de force massacranti per rispettare scadenze, orari e numero di consegne imposte loro dai datori di lavoro e dalle leggi spietate dell'e-commerce. Un nuovo modello produttivo che comporta dinamiche pratiche e umane spesso invisibili e non considerate da coloro che acquistano con un click dai loro computer e dai loro smartphone. Il tempo è sicuramente uno degli elementi caratterizzanti di Sorry We Missed You: poco tempo tra una consegna e l’altra, meno tempo per vivere (la famiglia, il riposo, il sonno), ma più tempo da destinare al lavoro. Sebbene il regista sia consapevole che «il cinema non cambierà le menti dei politici», l’augurio di Ken Loach è che il suo film «possa creare una cultura diversa e una diversa consapevolezza».