"Jubea e la camera chiara" - Mostra fotografica di Chiara Caselli

La locandina della mostra

La locandina della mostra

 
dove
Palazzina Azzurra
 
quando
da sabato 6 a giovedì 25 aprile 2013 orario: 10/13 e 17/20 (lunedì chiuso)
 
telefono
0735794596
 
a cura di

Giancarlo Bassotti

 
 
 
 
 
 
 

Chiara Caselli nasce a Bologna. Dopo aver intrapreso la carriera cinematografica diventa in breve tempo una delle attrici italiane più versatili ed internazionali della sua generazione collaborando con
autori quali Michelangelo Antonioni, Liliana Cavani, Marco Tullio Giordana, Gus Van Sant.
Parallelamente alla recitazione, la Caselli ha sviluppato negli anni l'espressione del suo sguardo attraverso la fotografia. Dal 2008 ha iniziato ad esporre arrivando in breve tempo al Padiglione Italia di
Venezia per la 54° Esposizione d'arte di Venezia e al Festival Internazionale di Fotografia di Roma.

 

 

Jubea o Jubaea è il nome scientifico della foglia della palma chilensis o spectabilis: una pianta.
La Camera chiara, nota sulla fotografia è un saggio, scritto dal critico francese Roland Barthes, nel 1980.
La prima appartiene al mondo vegetale, il secondo a quello della produzione dell'ingegno umano .
Un gioco di parole basato sulla polisemia e tipico del calembour, ci offre la possibilità di assegnare un diverso significato ai nomi.
Jubea animandosi si fa persona, passa dal mondo vegetale a quello umano e diventa l'attore principale. L'aggettivo chiara riferito alla
camera del saggio di Roland Barthes, diventa nome proprio di persona e rivela la vera identità della nostra protagonista: Chiara Caselli.
Jubea è Chiara alle prese con la sua "camera chiara", cioè la sua macchina fotografica e la realtà che la circonda.
Chiara, attraverso la fotografia,"medium bizzarro, nuova forma di allucinazione: falsa a livello della percezione, vera a livello del tempo", per dirla con Roland Barthes, stabilisce un dialogo speciale tra realtà diverse dal quale scaturiscono alcuni momenti essenziali che mettono in luce il suo pensiero e la sua poetica che danno vita alle sue opere.
L'artista non racconta storie, ma rivela il proprio universo.
L'esigenza è quella di esprimere una sintesi, un'unità tra arte e vita, tra astrazione ed esperienza, tra materia e spirito, per creare appunto un possibile universo. Il legame tra natura e cultura, sempre presente nel lavoro dell'artista, viene qui messo in gioco in una dimensione totale. Le foglie della Jubea, il fuoco della brace,
l'acqua di un fiume, lo scorrere del tempo, non sono solo presenze simboliche, spectrum, ma realtà che disegnano paesaggi. Paesaggi reali, paesaggi mentali, paesaggi dell'anima che l'artista - operator interpreta e restituisce a noi spectator in una duplice dimensione.
Come scrive Roland Barthes, sotto forma di studium e punctum. Lo studium è l'aspetto razionale, è il nostro accostarsi disinteressato al
mondo, un gusto per qualcosa o per qualcuno, una sorta di interessamento sollecito, certo, senza nessuna intensità. Il punctum è l'aspetto emozionale, è il nostro concedersi al mondo quando il mondo si scaglia su di noi in tutta la sua potenza e percorre tutti i nostri sensi. Il mondo che esplode e deflagra dentro per l'intensità di una particolare esperienza. Una folgorazione causata dall'impronta di qualcosa, da un dettaglio che sconvolge tutta la visione, fino
a far diventare una cosa solo il mondo, l'esperienza del mondo e te stesso.
Chiara Caselli vive intensamente la sua esperienza d'artista tanto da essere contemporaneamente, quanto inconsapevolmente operator e
spectator. Chiara è colei che fa la foto e, al tempo stesso, ne è il primo fruitore. E' l'inzio di un percorso intimo ed emotivo che conduce l'artista per un viaggio verso l'inesplorato, verso l'ignoto, verso un attraversamento dell'io che passa dall'aspetto razionale a quello emozionale nel suo appasionato ed appassionante tentativo di trovare i modi esatti di nominare l'esperienza umana. Di restituirne l'esperienza unica ed irripetibile del luogo e del tempo in cui si
trova, di affidare allamateria la nozione di tempo e durata e di trasformarla in testimonianza. In altre parole, per dirla con Walter Benjamin, di restituire a se stessa e a noi l'hic et nunc, l'essenza stessa della sua anima, la testimonianza della sua poetica.

Giancarlo Bassotti